


|
|
LE CORTI
Le ville fuori dalle città dal 500 al 800 come dimore di campagna per le nobili famiglie erano munite di indispensabili corti per sopravvivere come fattorie produttive.
Esistevano tuttavia delle corti meno nobili sorelle delle ville posizionate sulle colline, con la stessa autonomia delle prime, altrettanto laboriose ma meno fastose e quasi totalmente contadine, fuori dalla presenza dei palazzi signorili.
Le corti erano di minor visione architettonica delle ville, costruite in zone di campagna con più modeste dimensioni che dopo disboscamenti o con il recupero di zone paludose e dissodamenti diventarono piccole fabbriche per la trasformazione dei prodotti della terra.
La struttura delle corti era tipica e quasi simile per molte, tuttavia non mancavano elementi di difesa come torrioni così come muri di recinto, la casa padronale, la stalla, i fienili le cantine i granai i magazzini e le barchesse.
Erano abitate da un capo castaldo o sovrintendente e dai suoi lavoranti in gruppi di famiglie, facendone così una piccola comunità economica grazie alle quali le tradizioni verbali e la cultura contadina sono giunti fino a noi.
Fra la zona collinare con prevalenza di ville e la zona pianura a Palazzolo sono state contate almeno 32 corti.
La corte più rappresentativa è Corte Valmaron ubicata nella zona più bassa che da Palazzolo va verso Verona,d'origine seicentesca è di una rustica e possente bellezza, per certi versi assomiglia ad un fortilizio con un rotondo torrione d'angolo simile a certe costruzioni militari, per il resto è composta da un secondo massiccio torrione quadrangolare più alto rispetto al primo (una data sul muro è del 1887) collegato al fabbricato principale adibito ad abitazione padronale.
L'ingresso è posto a sud attraverso un portone a due ante con sovrapposto un tetto, in linea con l'ingresso principale della residenza padronale. Sui lati le abitazioni dei lavoranti, le stalle, i portici ed alcuni tratti di muro che racchiudono la corte, la quale ha un ingresso secondario forse di un ampliamento sulla destra, con un cancello ed un'altro corpo di fabbrica che finisce a sud con un muro merlato e due edicole affrescate ( un prelato benedicente forse S.Vittore Papa).
A sud della corte vi è l'aia (selese) per la battitura del frumento e la strada diritta che proviene dalla statale che porta al lago di Garda da dove si nota l'ingresso e nello stesso tempo all'interno, la porta principale padronale.
Corte S. Vittore
Nel 1936 il sig. Consolaro era il proprietario dell'intera Corte S.Vittore , che comprendeva 62 campi veronesi più le abitazioni per quattro famiglie di mezzadri.
In totale le persone che abitavano in corte nel periodo di maggior prosperità erano 33 così suddivise:
due famiglie Manara, una famiglia Sacconi ed una famiglia Ambrosi.
La vita quotidiana era regolata secondo le severe abitudini contadine: sveglia all'alba senza distinzione per bambini ed adulti e duro lavoro per tutta la giornata.
Nel 1937 la C orte S.Vittore cambia proprietario per dissesti finanziari avvenuti nella famiglia Consolaro.
Viene così acquistata dal sig. Antonio Girelli detto Zuanon .
Questa persona è stata il tipico latifondista, dal carattere difficile che non amava avere rapporti personali con i suoi mezzadri e comandava con inutile durezza anche i piccoli di casa.
Arrivare al punto di impedire loro di assaggiare la frutta, e non voleva vedere estranei entrare nella sua proprietà, proibendo ad esempio, alla signora Gioconda, di andare a trovare le bambine delle varie famiglie.
“ Massa zente, massa zente” diceva quando qualche parente o persona amica veniva a S.Vittore a trovare chi lì ci abitava.
Alla morte del sig. Zuanon la bellissima corte di S.Vittore viene acquistata dal sig. Giuseppe Manzati che ne è ancora il proprietario.
(Testimonianza di un'anziana abitante della corte)
|